A Firenze nella palestra del centro Training Lab i malati fanno esercizi che coniugano la fisicità alla psicologia. Il risultato? La malattia rallenta.
«Prima non guardavo neppure gli incontri di pugilato alla tv, adesso pratico boxe due volte a settimana». Marco ha il Parkinson da 15 anni ma adesso ha una nuova speranza. La speranza passa attraverso il ring, anzi non proprio un ring, ma una palestra a Firenze dove si allena con guantoni, sacchi e cazzotti. Gli allenamenti del pugilato per contrastare i sintomi del Parkinson. È la strategia innovativa messa in campo dall’associazione «Un gancio al Parkinson» per limitare i danni di una malattia degenerativa. Un morbo che irrigidisce progressivamente i muscoli, rendendo difficili i movimenti e la parola e che, in questi anni, ha colpito anche personaggi famosi come Papa Giovanni Paolo II e l’ex campione dei pesi massimi, Muhammed Alì.
Ma proprio dal mondo del pugilato arriva oggi un prezioso aiuto, utile per rallentare il corso della malattia. «La boxe – afferma il dottor Maurizio Bertoni, presidente dell’associazione e direttore del centro Training Lab – oltre a essere uno degli sport più antichi al mondo, è anche uno dei più completi perché sviluppa coordinazione dei movimenti, equilibrio, riflessi ed elasticità dei muscoli. Allenare queste qualità, che si perdono in occasione di patologie neurodegenerative, come appunto il Parkinson, migliora sensibilmente la qualità di vita dei pazienti, anche in fase avanzata della malattia».
Articolo completo: https://www.corriere.it/buone-notizie/20_ottobre_22/noi-come-cassius-clay-sfidiamo-parkinson-la-boxe-4c441892-1450-11eb-945d-f4469a203703.shtml