Corriere Fiorentino – 29 gennaio 2020
Se è vero che un dritto incassato sul ring può mandarti al tappeto, oggi è altrettanto riconosciuto che lenti movimenti di boxe simulata contribuiscono a limitare i danni di una terribile malattia neurodegenerativa.
Il progetto «Un gancio al Parkinson», nato a Firenze nel 2018 per iniziativa dell’ortopedico Maurizio Bertoni, si pone sempre più come un’esclusiva eccellenza italiana.
Dai 6 pazienti iniziali che hanno cominciato a frequentare i corsi del Training Lab in via Scipione Ammirato, si è passati agli attuali 25 (17 uomini, 8 donne, tra i 60 e i 78 anni).
«Praticare allenamenti di boxe senza contatto sviluppa coordinazione, equilibrio, riflessi ed elasticità muscolare, oltre a portare grandi vantaggi psicologici — spiega Maurizio Bertoni, presidente dell’associazione — l’idea è quella di fare anche molta ricerca, e presto arriveranno i risultati di un nostro studio che offrirà un contributo scientifico di portata internazionale».
Due gli istruttori che seguono gratuitamente i pazienti in palestra, il progetto ha come testimonial anche il pugile Fabio Turchi.
«Mai avrei immaginato che la boxe fosse così importante per questa malattia che in Toscana colpisce 2.000 persone», aggiunge l’assessore regionale Stefania Saccardi.
(m.mas.)